Paolo Benedetto Bellinzani in Friuli.
di Stefano Bet, Riccardo Domenichini
La permanenza friulana di Bellinzani, nel corso della quale ricopre la carica di Maestro di Cappella del Duomo di Udine, inizia nel 1715, due anni dopo la sua consacrazione sacerdotale, e si protrae fino al 1721. Dal 1699 il patriarcato di Aquileia, che dal 1238 ha sede a Udine, è retto dal nobiluomo veneziano Dionisio Dolfin (1663-1734).
Bellinzani si trova a svolgere la propria opera in un centro certamente periferico ma divenuto culturalmente e artisticamente vivace grazie alla figura carismatica del Patriarca, uomo colto e in linea con la tradizione di mecenatismo artistico e culturale che da secoli caratterizza la sua antica famiglia (un altro Dolfin, Vettor, allievo di Vivaldi, fu committente de “La Stravaganza”, op. IV stampata ad Amsterdam nel 1714).
Con l'aiuto dell'architetto Domenico Rossi, chiamato da Venezia, Dionisio Dolfin ha avviato dal 1708 una vasta opera di ristrutturazione della cattedrale e del palazzo patriarcale e nel 1709 ha fondato la biblioteca patriarcale, prima biblioteca pubblica della città.
Di lì a poco sarà anche l’artefice della venuta a Udine di Giambattista Tiepolo (1696 –1770), e successivamente della fondazione dell’Accademia delle Scienze.
Istituto veneto di scienze, lettere, arti.
Proprio al Patriarca Dolfin Bellinzani dedica le Missae quatuor vocibus concinendae pubblicate come Opus Primum presso l’editore bolognese Giuseppe Antonio Silvani nel 1717. Si tratta di una raccolta di quattro messe a quattro voci e basso con organo ad libitum, cui fece seguito l’anno successivo la raccolta di Salmi brevi per tutto l’anno a otto voci, usciti presso lo stesso editore, che nel 1716 aveva costituito una società con il
nobiluomo e compositore Pirro Albergati e avviato una intensa campagna di pubblicazione di lavori di compositori di area bolognese e veneta, fra i quali appunto Bellinzani e Benedetto Marcello. Dal frontespizio della raccolta di salmi emerge anche
un indizio che Bellinzani conservava all’epoca qualche legame con la città di origine: sotto la dedica a sei Deputati dell’Illustrissima città di Udine egli si firma infatti Maestro di cappella nella Cattedrale di essa Città, e Censore de Signori Accademici Risorti di Ferrara.
Negli anni udinesi Bellinzani non fu attivo unicamente nel campo della musica sacra: la sua op. 3, infatti è una raccolta di sonate per flauto e basso continuo, pubblicate a Venezia nel 1720 da Antonio Bortoli, che trova la propria origine probabilmente nel rapporto che trova la propria origine probabilmente nel rapporto che legò per alcuni anni il compositore a un nobile dilettante della città friulana.
Nel corso del suo soggiorno udinese, Bellinzani si occupò infatti dell’educazione musicale del giovane Pietro Grattoni d’Arcano, rampollo della titolata famiglia locale e appassionato flautista, violinista, cembalista e compositore.
Nato a Chiopris nel 1698, Pietro era stato educato alla musica dapprima da don Giuseppe Grazia, vicemaestro di cappella del Duomo e poi, dal 1715, da Bellinzani, che probabilmente proprio nel rapporto con questo allievo così dotato e appassionato per lo studio del flauto aveva trovato l’occasione per la composizione delle sue sonate op. 3. Le carte dell’archivio di famiglia attestano che i pagamenti a Bellinzani cessano nel 1719, probabilmente in coincidenza con il trasferimento di Pietro da Udine a Venezia, dove avrebbe abbracciato la carriera diplomatica. E’ anche plausibile ipotizzare che a Venezia sia stato lo stesso Grattoni d’Arcano a intercedere per far pubblicare le sonate del suo maestro, che fino a quella data aveva avuto i propri contatti editoriali solo con Bologna.