Messa Limana.
In Italia in particolare nel XVII secolo, era usanza dare ad alcune composizioni la denominazione del luogo. Nel caso della Limana, Messa per tenore, basso e organo scritta ad Orvieto nel 1735, si può facilmente supporre che a Bellinzani sia stata commissionata da una Cappella musicale esistente allora a Limana, provincia di Belluno: ora dopo gli eventi bellici della II guerra mondiale, diventa difficile un'appropriata ricerca d'archivio.
In qualunque caso, le cappelle musicali del bellunese furono assai attive e fiorenti. Lo stesso Agostino Steffani ne fu la prova tangibile. Altre messe che portano la denominazione sono parecchie nei vari fondi musicali d'Italia. 200 anni prima persino le canzoni portavano il nome del luogo: Girolamo Frescobaldi, Canzon detta la lucchesina, aria di fiorenza, V. Pellegrini la milanina, Tromboncino La Veneziana, Merulo, la Benventa; Guami, la comaschina, e la lucchesina.
Nel secolo XVIII molte Cappelle musicali o confraternite in Italia, possedevano fra i tanti manoscritti del loro repertorio, almeno una o due messe intitolate con la denominazione del luogo. Ciò diveniva come un marchio o un timbro che dava modo alle altre cappelle musicali, di ricordare o riconoscere l' istituzione musicale in maniera precisa.
La stessa composizione permetteva di dar così fama al luogo, ai musicisti del luogo, e al prestigio stesso della Collegiata o quale altra istituzione religiosa si voglia. Queste messe venivano richieste talvolta a compositori e Maestri di Cappella di città anche molto lontane, spesso il committente si impegnava, attraverso il finanziamento di qualche nobil uomo, a retribuire il compositore stesso no solamente in danaro, ma anche con beni alimentari.
Agostino Steffani venne pagato con scudi veneziani e con la fornitura di un maiale abilmente macellato e diviso i tanti saporiti prosciutti. Spesso le Cappelle musicali adottavano apparati liturgici comuni ad altre cappelle ma ben evidenziati da colori diversi, per esempio: a Venezia avevano le cappe in seta rossa, a Milano in seta verde, a Parma in seta gialla, etc In molte occasioni la Cappella musicale esprimeva il proprio stendardo al di fuori della cantoria, visibile pertanto dalla Chiesa e dal presbiterio.
I simboli delle Cappelle non avevano effigi musicali, ma bensì semplici simboli religiosi: a Cremona nello stendardo vi era raffigurato il torrazzo con a lato Sant'Omobono, a Correggio un cerchio con all'interno una croce e sui campi due lettere dell'alfabeto greco: alfa e omega.
A Milano il drago degli Sforza sovrastato da tre croci, a Modena San Geminiano che regge il fanciullo cadente dalla torre, a Bologna San Petronio coi 2 angeli reggenti un cartiglio con note musicali gregoriane, a Firenze la Madonna con un fiore e la scritta: in chordis et organo.
Anche le Cappelle musicali più piccole apparentemente di minore importanza, erano a quel tempo delle vere e proprie Scuole di musica specializzate nel trasmettere la più profonda sensibilità artistica unita ad una vera e ardita fede. Così la Cappella Musicale diveniva un luogo di grande formazione.
Tale notizia si diffondeva in altri luoghi tantoché molti cantori ambivano al passare ad altre cappelle musicali. Nella cronaca che si fa della Cappella Musicale del Duomo di Modena: si racconta che essi partirono accompagnati dal loro maestro Orazio Vecchi, per andare a cantar messa al Santuario della Madonna di Loreto.
Tale cronaca racconta con che ammirazione, rispetto e stima, essi vennero accolti con furore di popolo nella città marchigiana. Lo stendardo, il viaggio, i libri musicali, gli abiti liturgici, le candele, un canestro di vivande, un carro trainato da quattro cavalli, e una grande accoglienza lungo il percorso all'incontro di ogni città fino ad arrivare alla splendida Loreto.
La gente a quel tempo anche quella più modesta, sapeva apprezzare ed amare la musica in particolare modo quella sacra che gli veniva proposta dalle Cappelle Musicali. A Loreto vennero sfoggiati paramenti meravigliosi da parte del clero locale. La Basilica si riempì di incenso profumato, di preziosi reliquari e di altre suppellettili liturgiche, la Cappella Musicale seguì in processione il clero e il corteo dei fedeli, tutti furono entusiasti di una così perfetta esecuzione in uno degli scenari che la Basilica Lauretana ci offre come allora anche oggi.